ANNO SCOLASTICO 2023/2024
Referente bullismo e cyberbullismo | |
Nominativo | Ruolo |
Morena Gioitta | Docente di Scienze Umane |
Team | |
Sarina Amata | Docente di Lettere |
Cettina Fogliani | Docente di Scienze Umane |
Quadro riassuntivo delle attività | |||
Data | Luogo | Attività | Ente organizzatore |
12.03.2020 | Aula Magna | Seminario di sensibilizzazione | Istituto |
ANNO SCOLASTICO 2020/2021
Referente bullismo e cyberbullismo | |
Nominativo | Ruolo |
Giuseppina Leone | Docente di Lettere |
Quadro riassuntivo delle attività | |||
Data | Luogo | Attività | Ente organizzatore |
18.12.2020 | Online | Videoconferenza “Bullismo e cyberbullismo” | U.Di.Con. Messina e Comume di Sant’Agata di Militello |
Circolari di riferimento
Circolare n. 86 – Conferenza Bullismo e Cyberbullismo – U.Di.Con.
Regolamento di Istituto – Integrazione
Prevenzione e contrasto delle nuove forme di devianza: bullismo e cyberbullismo
WEB – We Estrange Bullying
Il progetto dell’Istituto contro il cyberbullismo
In data 17 maggio 2017, la Camera dei deputati ha approvato in via definitiva, la proposta di legge n. 3139-b recante “disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”. Per la prima volta quindi entra nell’ordinamento una puntuale definizione legislativa di cyberbullismo. La normativa è intervenuta quindi per colmare un vuoto evidenziato negli anni dalle varie componenti sociali rendendo tra l’altro anche obbligatoria la figura in ogni scuola del referente in materia.
L’istituto “L. Sciascia” si impegna a valutare ed implementare interventi strutturali a lungo termine mirati a prevenire e contrastare il dilagare del cyberbullismo, poiché proprio tra i banchi, i ragazzi trascorrono gran parte del loro tempo e sperimentano maggiormente la loro socialità.
Il progetto, dal titolo WEB, We Estrange Bullying, inserito nel piano dell’animatore digitale, nasce dalla necessità di promuovere una riflessione sulle tematiche della sicurezza on line e favorire l’integrazione delle tecnologie digitali nella didattica, per garantire un uso consapevole e corretto della rete attraverso la costruzione di strategie finalizzate a rendere Internet un luogo più sicuro.
Obiettivi formativi e competenze attese
L’obiettivo del progetto è quello di individuare, in maniera oggettiva, le dinamiche interpersonali esistenti all’interno del nostro istituto con particolare riferimento ad eventuali fenomeni di bullismo o cyberbullismo. Ciò al fine di intervenire, con assoluta cautela, eventualmente si rilevassero dai dati anonimi situazioni riconducibili ai fenomeni suddetti, con tutti i mezzi concessi agli operatori scolastici, privilegiando comunque l’azione persuasiva a quella repressiva. Si promuoverà lo sviluppo di comportamenti positivi ispirati all’utilizzo di buone pratiche legate al rispetto delle regole, di se stessi e del prossimo anche sui social network, con particolare riferimento all’inclusione scolastica degli alunni con disabilità, all’Intercultura, alla dispersione scolastica. Infine, si cercherà di incentivare i giovani al contrasto del fenomeno del bullismo. Attraverso l’utilizzo di innovativi strumenti digitali, si promuoveranno e svilupperanno fondamentali competenze informatiche.
Fonte: PTOF dell’Istituto, pag 57
Bullismo e cyberbullismo
Il cyberbullismo è la manifestazione in Rete di un fenomeno più ampio e meglio conosciuto come bullismo. Quest’ultimo è caratterizzato da azioni violente e intimidatorie esercitate da un bullo, o un gruppo di bulli, su una vittima. Le azioni possono riguardare molestie verbali, aggressioni fisiche, persecuzioni, generalmente attuate in ambiente scolastico. Oggi la tecnologia consente ai bulli di infiltrarsi nelle case delle vittime, di materializzarsi in ogni momento della loro vita, perseguitandole con messaggi, immagini, video offensivi inviati tramite smartphone o pubblicati sui siti web tramite Internet. Il bullismo diventa quindi cyberbullismo. Il cyberbullismo definisce un insieme di azioni aggressive e intenzionali, di una singola persona o di un gruppo, realizzate mediante strumenti elettronici (sms, mms, foto, video, email, chat rooms, instant messaging, siti web, telefonate), il cui obiettivo è quello di provocare danni ad un coetaneo incapace a difendersi.
Differenze tra bullismo e cyberbullismoDifferenze tra bullismo e cyberbullismo
Bullismo Cyberbullismo Sono coinvolti solo gli studenti della classe e/o dell’Istituto; Possono essere coinvolti ragazzi ed adulti di tutto il mondo; generalmente solo chi ha un carattere forte, capace di imporre il proprio potere, puo diventare un bullo; chiunque, anche chi e vittima nella vita reale, puo diventare cyberbullo; i bulli sono studenti, compagni di classe o di Istituto, conosciuti dalla vittima; i cyberbulli possono essere anonimi e sollecitare la partecipazione di altri “amici” anonimi, in modo che la persona non sappia con chi sta interagendo; le azioni di bullismo vengono raccontate ad altri studenti della scuola in cui sono avvenute, sono circoscritte ad un determinato ambiente; il materiale utilizzato per azioni di cyberbullismo puo essere diffuso in tutto il mondo; le azioni di bullismo avvengono durante l’orario scolastico o nel tragitto casa-scuola, scuola-casa; le comunicazioni aggressive possono avvenire 24 ore su 24; le dinamiche scolastiche o del gruppo classe limitano le azioni aggressive; i cyberbulli hanno ampia liberta nel poter fare online cio che non potrebbero fare nella vita reale; bisogno del bullo di dominare nelle relazioni interpersonali attraverso il contatto diretto con la vittima; percezione di invisibilità da parte del cyberbullo attraverso azioni che si celano dietro la tecnologia; reazioni evidenti da parte della vittima e visibili nell’atto dell’azione di bullismo; assenza di reazioni visibili da parte della vittima che non consentono al cyberbullo di vedere gli effetti delle proprie azioni; tendenza a sottrarsi da responsabilità portando su un piano scherzoso le azioni di violenza. sdoppiamento della personalità: le conseguenze delle proprie azioni vengono attribuite al “profilo utente” creato. Fonte: MIUR
“Le parole fanno più male delle botte. Ciò che è accaduto a me non deve più succedere a nessuno.”Queste parole – che ormai sono diventate uno slogan di molte iniziative per il contrasto del bullismo, sono state lasciate scritte su un messaggio da una ragazza vittima di cyberbullismo, Carolina Picchio, proprio prima di togliersi la vita. Carolina, purtroppo, è solo una delle tante giovani vittime del bullismo.
Indagine conoscitiva - Bullismo e cyberbullismoFonte: Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza
– LINEE DI ORIENTAMENTO per la prevenzione e il contrasto dei fenomeni di Bullismo e Cyberbullismo – Aggiornamento 2021
– LINEE DI ORIENTAMENTO per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo – Aggiornamento 2017
– LEGGE 29 maggio 2017, n. 71 – Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo
– La scuola a prova di privacy – 2016
– LINEE DI ORIENTAMENTO per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo – 2015
– Direttiva Ministeriale n. 16 del 5 febbraio 2007 – Linee di indirizzo generali ed azioni a livello nazionale per la prevenzione e la lotta al bullismo
– Direttiva Ministeriale del 15 marzo 2007 – Linee di indirizzo utilizzo telefoni cellulari
– Casella di posta del MIUR bullismo@istruzione.it
– YouPol per Android – YouPol per IOS – App della Polizia di Stato, già in funzione da febbraio 2018, che permette di trasmettere in tempo reale agli operatori di Polizia immagini e messaggi, automaticamente georeferenziati, relativi a episodi di bullismo, violenze familiari e spaccio di sostanze stupefacenti.
– MyTutela per Android – MyTutela per IOS – App che aiuta le vittime di abusi, violenza o di qualsiasi reato commesso tramite smartphone a raccogliere ed archiviare in modo legale chat whatsapp, screenshot, file audio, immagini e video.
– Safer Internet Center – Helpline attiva 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno- Numero Verde 1.96.96
– La chat di Telefono Azzurro
– Modello per la segnalazione reclamo in materia di cyberbullismo al GPDP (Garante per la Protezione dei Dati Personali)
– Generazioni connesse
– Telefono Azzurro
– Bullismo.info
– Smonta il bullo
– Cyberbullismo.com
– Genitori.it
– Polizia di Stato
– Carabinieri
– Amnesty International
– Unicef Italia – Bullismo e Cyberbullismo
– Save the children – Up-prezzami: la campagna del movimento SottoSopra contro gli stereotipi
Bullismo
Che cos’è il bullismo?
Per bullismo si intendono tutte quelle azioni di sistematica prevaricazione e sopruso messe in atto da parte di un bambino/adolescente, definito “bullo” (o da parte di un gruppo), nei confronti di un altro bambino/adolescente percepito come più debole, la vittima.
Secondo le definizioni date dagli studiosi del fenomeno , uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto deliberatamente da uno o più compagni.
Non si fa quindi riferimento ad un singolo atto, ma a una serie di comportamenti portati avanti ripetutamente, all’interno di un gruppo, da parte di qualcuno fa o dice cose per avere potere su un’altra persona.
Il termine si riferisce al fenomeno nel suo complesso e include i comportamenti del bullo, quelli della vittima e anche di chi assiste (gli osservatori).
E’ possibile distinguere tra bullismo diretto (che comprende attacchi espliciti nei confronti della vittima e può essere di tipo fisico o verbale) e bullismo indiretto (che danneggia la vittima nelle sue relazioni con le altre persone, attraverso atti come l’esclusione dal gruppo dei pari, l’isolamento, la diffusione di pettegolezzi e calunnie sul suo conto, il danneggiamento dei suoi rapporti di amicizia). Quando le azioni di bullismo si verificano attraverso Internet (posta elettronica, social network, chat, blog, forum), o attraverso il telefono cellulare si parla di cyberbullismo.
Quali sono le caratteristiche del bullismo?
Perché si possa parlare di bullismo è necessario che siano soddisfatti alcuni requisiti:
i protagonisti sono sempre bambini o ragazzi, in genere in età scolare, che condividono lo stesso contesto, più comunemente la scuola;
gli atti di prepotenza, le molestie o le aggressioni sono intenzionali, cioè sono messi in atto dal bullo (o dai bulli) per provocare un danno alla vittima o per divertimento;
c’è persistenza nel tempo: le azioni dei bulli durano nel tempo, per settimane, mesi o anni e sono ripetute;
c’è asimmetria nella relazione, cioè uno squilibrio di potere tra chi compie l’azione e chi la subisce, ad esempio per ragioni di età, di forza, di genere e per la popolarità che il bullo ha nel gruppo di suoi coetanei;
la vittima non è in grado di difendersi, è isolata e ha paura di denunciare gli episodi di bullismo perché teme vendette
A partire da queste premesse, è importante ricordare che il bullismo non è:
uno scherzo: nello scherzo l’intento è di divertirsi tutti insieme, non di ferire l’altro;
un conflitto fra coetanei: il conflitto, come può essere un litigio, è episodico, avviene in determinate circostanze e può accadere a chiunque, nell’ambito di una relazione paritaria tra i ragazzi coinvolti.
Fonte: Helpis
Cyberbullismo
Le diverse forme di cyberbullismo
Il Cyberbullismo è una cyber-violenza dalle molteplici forme, suddivisibili in diverse tipologie e, in alcuni casi, con aree di sovrapposizione tra loro:
FLAMING – Con tale termine si indicano messaggi elettronici, violenti e volgari, mirati a suscitare “battaglie” verbali online, tra due o più contendenti, che si affrontano ad “armi pari” (il potere è, infatti, bilanciato e non sempre è presente una vittima come nel tradizionale bullismo) per una durata temporale determinata dall’attività on line condivisa.
Il flaming può essere, infatti, circoscritto ad una o più conversazioni che avvengono nelle chat o caratterizzare la partecipazione (soprattutto degli adolescenti di sesso maschile) ai videogiochi interattivi su internet (game).
In questo secondo caso, ad esempio, possono essere presi di mira, con insulti e minacce, i principianti che, con il pretesto di errori inevitabilmente connessi all’inesperienza, diventano oggetto di discussioni aggressive.
Il divertimento sembra collegato, allora, non solo alla partecipazione al game interattivo, ma soprattutto al piacere di insultare o minacciare il nuovo arrivato (new user) che, sentendosi protetto dall’anonimato e dalla conseguente, presunta, invisibilità, può rispondere egli stesso in modo fortemente aggressivo alle provocazioni, alimentandole.
E’ bene, però, precisare che una lunga sequenza di messaggi insultanti e minacciosi (flame war) potrebbe, in alcuni casi, precedere una vera e propria aggressione nella vita reale.
HARASSMENT – Dall’inglese “molestia”, consiste in messaggi scortesi, offensivi, insultanti, disturbanti, che vengono inviati ripetutamente nel tempo, attraverso E-mail, SMS, MMS, telefonate sgradite o talvolta mute.
A differenza di quanto accade nel flaming, sono qui riconoscibili le proprietà della persistenza (il comportamento aggressivo è reiterato nel tempo) e della asimmetria di potere tra il cyber-bullo (o i cyber-bulli) e la vittima.
Si tratta, dunque, di una relazione sbilanciata nella quale, come nel tradizionale bullismo, la vittima subisce passivamente le molestie o, al massimo, tenta, generalmente senza successo, di convincere il persecutore a porre fine alle aggressioni.
Può talvolta anche accadere che la vittima replichi ai messaggi offensivi con comunicazioni altrettanto scortesi ed aggressive, ma, differentemente da quanto avviene nel Flaming, l’intento è unicamente quello di far cessare i comportamenti molesti.
In alcuni casi, il cyberbullo, per rafforzare la propria attività offensiva, può anche coinvolgere i propri contatti on line (mailing list), che, magari pur non conoscendo direttamente lo studente target, si prestano a partecipare alle aggressioni on line (si potrebbe definire il fenomeno “harassment con reclutamento volontario”).
CYBERSTALKING – Quando l’harassment diviene particolarmente insistente ed intimidatorio e la vittima comincia a temere per la propria sicurezza fisica, il comportamento offensivo assume la denominazione di cyber-persecuzione. E’ facile riscontrare il cyberstalking nell’ambito di relazioni fortemente conflittuali con i coetanei o nel caso di rapporti sentimentali interrotti.
In questo caso, il cyberbullo, oltre a minacciare la vittima di aggressioni fisiche può diffondere materiale riservato in suo possesso (fotografie sessualmente esplicite, videoclip intimi, manoscritti personali) nella rete.
DENIGRATION – L’obiettivo del cyberbullo è, in questo caso, quello di danneggiare la reputazione o le amicizie di un coetaneo, diffondendo on line pettegolezzi e/o altro materiale offensivo.
I cyberbulli possono, infatti, inviare o pubblicare su internet immagini (fotografie o videoclip) alterate della vittima, ad esempio, modificando il viso o il corpo dello studente target al fine di ridicolizzarlo, oppure rendendolo protagonista di scene sessualmente esplicite, attraverso l’uso di fotomontaggi.
In questi casi, i coetanei che ricevono i messaggi o visualizzano su internet le fotografie o i videoclip non sono, necessariamente, le vittime (come, invece, prevalentemente avviene nell’harassment e nel cyberstalking) ma spettatori, talvolta passivi del cyberbullismo (quando si limitano a guardare), più facilmente attivi (se scaricano – download – il materiale, lo segnalano ad altri amici, lo commentano e lo votano).
Dunque, a differenza di quanto avviene nel cyberstalking, l’attività offensiva ed intenzionale del cyberbullo può concretizzarsi in una sola azione (esempio: pubblicare una foto ritoccata del compagno di classe), capace di generare, con il contributo attivo, ma non necessariamente richiesto, degli altri utenti di internet, effetti a cascata non prevedibili.
Ricordiamo, infine, che la denigration è la forma di cyberbullismo più comunemente utilizzata dagli studenti contro i loro docenti: numerosi sono, infatti, i videoclip, gravemente offensivi, presenti su internet, riportanti episodi della vita in classe. In alcuni casi le scene rappresentante sono evidentemente false e, dunque, ricostruite ad hoc dallo studente, talvolta sono, purtroppo, vere.
IMPERSONATION – Se uno studente viola l’account di qualcuno (perché ha ottenuto consensualmente la password o perché è riuscito, con appositi programmi, ad individuarla) può farsi passare per questa persona e inviare messaggi (E-mail) con l’obiettivo di dare una cattiva immagine della stessa, crearle problemi o metterla in pericolo, danneggiarne la reputazione o le amicizie.
Pensiamo, ad esempio, al caso dello studente che, impossessatosi dell’account di un coetaneo, invia, dalla mail dell’ignaro proprietario, con facilmente immaginabili conseguenze, messaggi minacciosi ai compagni di classe o ai docenti.
OUTING AND TRICKERY – Si intende con il termine “outing” una forma di cyberbullismo attraverso la quale, il cyberbullo, dopo aver “salvato” (registrazione dati) le confidenze spontanee (outing) di un coetaneo (SMS, Chat, etc), o immagini riservate ed intime, decide, in un secondo momento, di pubblicarle su un Blog e/o diffonderle attraverso E-mail.
In altri casi, il cyberbullo può sollecitare, con l’inganno (trickery), “l’amico” a condividere online segreti o informazioni imbarazzanti su se stesso o un’altra persona per poi diffonderli ad altri utenti della rete, o minacciarlo di farlo qualora non si renda disponibile ad esaudire le sue richieste (talvolta anche sessuali).
Il cyberbullo può, dunque, avere inizialmente un rapporto bilanciato con la futura vittima, o quantomeno fingere di averlo, per poi assumere una posizione prevaricatoria e contare sul contributo attivo ma non necessariamente richiesto degli altri navigatori di internet.
EXCLUSION – Il Cyberbullo decide di escludere intenzionalmente un coetaneo da un gruppo online (“lista di amici”), da una chat, da un game interattivo o da altri ambienti protetti da password. Talvolta gli studenti per indicare questa modalità prevaricatoria utilizzano il termine “bannare”.
E’ bene precisare che la leadership di un giovane studente è, attualmente, determinata non solo dai contatti che ha nella vita reale ma anche dal numero di “amici” raggiungibili on line. L’exclusion è, allora, una severa punizione, impartita dai coetanei, che determinando una netta riduzione di collegamenti amicali, riduce la popolarità, dunque, il potere.
CYBERBASHING o HAPPY SLAPPING – Un ragazzo o un gruppo di ragazzi picchiano o danno degli schiaffi ad un coetaneo, mentre altri riprendono l’aggressione con il videotelefonino. Le immagini vengono, poi, pubblicate su internet e visualizzate da utenti ai quali la rete offre, pur non avendo direttamente partecipato al fatto, occasione di condivisione on line (possono commentare, aprire discussioni, votare il video preferito o più “divertente”, consigliarne la visione ad altri…).
Fonte: Helpis
Etica e norme di buon uso dei servizi di rete
Fra gli utenti dei servizi telematici di rete, prima fra tutte la rete Internet, si sono sviluppati nel corso del tempo una serie di “tradizioni” e di “principi di buon comportamento” (galateo) che vanno collettivamente sotto il nome di “netiquette“. Tenendo ben a mente che l’entità che fornisce l’accesso ai servizi di rete (provider, istituzione pubblica, datore di lavoro, etc.) puo’ regolamentare in modo ancora piu’ preciso i doveri dei propri utente, riportiamo in questo documento un breve sunto dei principi fondamentali della “netiquette“, a cui tutti sono tenuti ad adeguarsi.
- Quando si arriva in un nuovo newsgroup o in una nuova lista di distribuzione via posta elettronica, e’ bene leggere i messaggi che vi circolano per almeno due settimane prima di inviare propri messaggi in giro per il mondo: in tale modo ci si rende conto dell’argomento e del metodo con cui lo si tratta in tale comunità.
- Se si manda un messaggio, e’ bene che esso sia sintetico e descriva in modo chiaro e diretto il problema. Specificare sempre, in modo breve e significativo, l’oggetto (campo “Subject”) del testo incluso nella mail. Se si utilizza un “signature file”, mantenerlo breve e significativo.
- Non divagare rispetto all’argomento del newsgroup o della lista di distribuzione via posta elettronica.
- Evitare, quanto più possibile, broadcast del proprio messaggio verso molte mailing list (o newsgroups). Nella stragrande maggioranza dei casi esiste una ed una sola mailing list che costituisce il destinatario corretto, e che include tutti e soli gli utenti che sono effettivamente interessati.
- Se si risponde ad un messaggio, evidenziare i passaggi rilevanti del messaggio originario, allo scopo di facilitare la comprensione da parte di coloro che non lo hanno letto, ma non riportare mai sistematicamente l’intero messaggio originale, se non quando sia necessario.
- Non condurre “guerre di opinione” sulla rete a colpi di messaggi e contromessaggi: se ci sono diatribe personali, e’ meglio risolverle via posta elettronica in corrispondenza privata tra gli interessati.
- Non pubblicare mai, senza l’esplicito permesso dell’autore, il contenuto di messaggi di posta elettronica.
- Non pubblicare messaggi stupidi o che semplicemente prendono le parti dell’uno o dell’altro fra i contendenti in una discussione. Leggere sempre le FAQ (Frequently Asked Questions) relative all’argomento trattato prima di inviare nuove domande.
- Non inviare tramite posta elettronica messaggi pubblicitari o comunicazioni che non siano state sollecitate in modo esplicito.
- Non essere intolleranti con chi commette errori sintattici o grammaticali. Chi scrive, e’ comunque tenuto a migliorare il proprio linguaggio in modo da risultare comprensibile alla collettività.
Alle regole precedenti, vanno aggiunti altri criteri che derivano direttamente dal buon senso:
- La rete e’ utilizzata come strumento di lavoro da molti degli utenti. Nessuno di costoro ha tempo per leggere messaggi inutili o frivoli o di carattere personale, e dunque non di interesse generale.
- Qualunque attività’ che appesantisca il traffico o i servizi sulla rete, quali per esempio il trasferimento di archivi voluminosi o l’invio di messaggi di posta elettronica contenenti grossi allegati ad un gran numero di destinatari, deteriora il rendimento complessivo della rete. Si raccomanda pertanto di effettuare queste operazioni in modo da ridurre il più’ possibile l’impatto sulla rete. In particolare si raccomanda di: effettuare i trasferimenti di archivi in orari diversi da quelli di massima operatività’ (per esempio di notte), tenendo presenti le eventuali differenze di fuso orario; non inviare per posta elettronica grosse moli di dati; indicare (ove possibile) la locazione (URL) dei dati nel messaggio, rendendoli disponibili per il prelievo o la consultazione sulla rete.
- Vi sono sulla rete una serie di siti server (file server) che contengono, in copia aggiornata, documentazione, software ed altri oggetti disponibili sulla rete. Informatevi preventivamente su quale sia il nodo server più accessibile per voi. Se un file e’ disponibile su di esso o localmente, non vi e’ alcuna ragione per prenderlo dalla rete, impegnando inutilmente la linea e impiegando un tempo sicuramente maggiore per il trasferimento.
- Il software reperibile sulla rete può’ essere coperto da brevetti e/o vincoli di utilizzo di varia natura. Leggere sempre attentamente la documentazione di accompagnamento prima di utilizzarlo, modificarlo o re-distribuirlo in qualunque modo e sotto qualunque forma.
Comportamenti palesemente scorretti da parte di un utente, quali:
- violare la sicurezza di archivi e computers della rete;
- violare la privacy di altri utenti della rete, leggendo o intercettando la posta elettronica loro destinata;
- compromettere il funzionamento della rete e degli apparecchi che la costituiscono con programmi (virus, trojan horses, ecc.) costruiti appositamente;
costituiscono dei veri e propri crimini elettronici e come tali sono punibili dalla legge.
Fonte: Registro.it
- Non essere intolleranti con chi dovesse commettere errori in una lingua straniera: se le circostanze lo consentono si possono far notare gli errori, non con toni di rimprovero ma con educazione, allo scopo di aiutare nell’apprendimento della lingua. Ovviamente se un utente ha urgentemente bisogno di conoscere determinate informazioni, commentare i suoi errori, anche se con l’intenzione di aiutare, potrebbe risultare un atteggiamento fuori luogo.
- Se si ha necessità di intervenire in un forum (o altro luogo virtuale di discussione), scrivere nella lingua utilizzata dagli altri membri della discussione. Se non la si conosce bisogna usarne un’altra conosciuta da tutti, o almeno dalla maggior parte dei partecipanti; al contrario, se ci si trova nella necessità di dover scrivere con uno o pochissimi utenti in una lingua sconosciuta dai più, si può pensare a una discussione privata, specie se la gravità della situazione non è tale da richiedere un sacrificio di attenzione da parte di chi non può capire, e ciò indifferentemente dalla notorietà della lingua.
- Se si interviene in una lingua che non è quella del luogo di discussione, e quindi nella propria lingua madre o un’altra lingua conosciuta sperando che qualcuno possa offrire il suo aiuto, è bene scusarsi per il fatto di chiedere temporaneamente di cambiare lingua. Ciò per far capire che non si pretende di cambiare lingua, ma lo si sta chiedendo consapevoli dei sacrifici altrui. Invece si può leggere più spesso di persone che, cominciando a scrivere in una lingua che non è la loro, chiedono scusa per i loro errori. In entrambi i casi è segno di gentilezza, ma la differenza sta nel fatto che nel primo chiediamo a qualcuno di cambiare lingua per una lingua in cui siamo a nostro agio, mentre nel secondo, pur chiedendo un’informazione, siamo noi ad adattarci alla lingua altrui e facendo lo sforzo di cambiare lingua.
- Rispettare le persone diverse da te per cultura, religione, ecc. Il razzismo, il sessismo, l’omofobia, ogni tipo di discriminazione sociale e l’apologia di certe ideologie politiche non sono quasi mai tollerati e possono comportare l’esclusione o il ban.
- Non incitare o fornire informazioni su attività illegali, immorali o pericolose per chi le fa e per gli altri.
- Non fornire informazioni errate, imprecise, incomplete, ambigue o obsolete. In caso di dubbio, verificarle prima.
- Non postare immagini o video di carattere pornografico o cruente né link a essi. Se e solo se le norme del forum o del gruppo lo permettono, non pubblicarli direttamente ma sotto forma di link preceduto da un avviso sul tipo di contenuto presente.
- Non svelare trame, colpi di scena o particolari importanti che riguardano contenuti in uscita (o appena distribuiti) quali film, serie tv, ecc. Evitare spoiler è questione di rispetto verso chi non ha ancora fruito del contenuto prima di un lasso di tempo adeguato. Ad esempio: per una serie TV è buona norma attendere almeno l’uscita della puntata successiva, prima di diffondere/commentare particolari della precedente.
Fonte: Wikipedia
La regola d’oro dell’email: non inviare ad altri ciò che troveresti tu stesso sgradevole ricevere.
Un suggerimento d’oro: Quando scrivi un’email non guardarti allo specchio ma “guarda” intensamente il tuo lettore, è un atto di altruismo che ti verrà ripagato.
- Non usare l’e-mail per alcun proposito illegale o non etico.
- Non diffondere né spam né messaggi appartenenti a catene di S. Antonio.
- Includere sempre l’argomento del messaggio in modo chiaro e specifico. Quindi non inviare mai email prive del campo “oggetto”.
- Rispondere sempre alle email, se non altro per dare la conferma al mittente di presa visione.
- Cercare di rispondere alle email mantenendo sempre lo stesso argomento (topic) per conservare una struttura storica ordinata dei messaggi inviati e ricevuti (storico discussione (thread)), “agganciandoli” uno dopo l’altro, evitando possibilmente di spedire un nuovo messaggio per un argomento già in corso di discussione.
- Seguire le regole di citazione per scrivere la risposta a una email.
- Firmare sempre col proprio nome alla fine del messaggio, a meno che la Firma non sia già inclusa nell’oggetto.
- Mantenere la privacy dei mittenti/destinatari, cancellando dal testo l’eventuale indirizzo di posta elettronica del mittente (se si inoltra una email quando il destinatario non dovesse conoscere il mittente originale) e utilizzando la casella Bcc (o Ccn) se si deve inviare a destinatari che non si conoscono tra loro.
- Fare molta attenzione all’ortografia e alla grammatica del proprio messaggio.
- Non insultare e non fare uso indiscriminato di parole scritte in maiuscolo (esse, infatti, corrispondono al tono di voce alto del parlato, e dunque denotano nervosismo o cattiveria).
- Riflettere bene su come il destinatario possa reagire al proprio messaggio: valutare se può essere realmente interessato al contenuto e utilizzare eventualmente le emoticon per indicare il tono della conversazione, in particolare se scrivono battute (se è diverso da quello che potrebbe far pensare la semplice lettura del testo).
- La dimensione del messaggio da inviare non deve essere troppo grande: in genere la sua dimensione dovrebbe rimanere al di sotto di 50-100 kB (al posto di contenuti di grandi dimensioni – immagini, documenti, … – si possono inserire nel testo del messaggio dei link a tali risorse reperibili in altro modo, per esempio via FTP o HTTP; comunque allegati indicativamente non superiori a 6 MB, in formati diffusi e aperti come .pdf o .jpeg per le immagini, già settati per la stampa, ed eventualmente compressi con programmi nativi del sistema operativo).
- Non inviare messaggi privati da postazioni dalle quali possono essere letti da altri o se lo si fa ricordarsi di eliminare le tracce.
- Citare il testo a cui si risponde il più brevemente possibile, ma in modo che risulti comunque chiaro in cima alla risposta.
- Non richiedere indiscriminatamente, per qualsiasi messaggio, la ricevuta di ritorno da parte del destinatario.
- Non allegare file di dimensioni eccessive senza aver prima contattato il destinatario.
- Non allegare file con nomi eccessivamente lunghi o che contengono caratteri particolari come quelli di punteggiatura.
- Non impostare indiscriminatamente, per qualsiasi messaggio, il flag di importante e/o urgente (è come gridare al lupo al lupo inutilmente): con il passare del tempo chi riceverà le tue e-mail ignorerà il flag.
- Scrivere in modo semplice e diretto, con periodi brevi. Andare a capo spesso perché gli spazi bianchi delle interlinee aiutano la lettura. Fare una lista per punti se ci sono molte cose da dire: il testo così si leggerà facilmente anche su uno smartphone.
- Salvare il proprio messaggio in bozza quando quest’ultimo viene scritto di getto. Rileggilo il giorno dopo: sicuramente cambierai opinione su quello che hai scritto.
- Leggere il proprio messaggio almeno tre volte prima di inviarlo e dimostrare di avere almeno letto il messaggio del mittente approfonditamente prima di dare risposte senza pensare.
Fonte: Wikipedia
Dal 2000 in poi si sono diffusi sempre di più i servizi di social network, che danno la possibilità di accesso a servizi informatici che reti sociali basate che in modo più o meno specifico, a seconda degli obiettivi e delle tipologie di network, creano delle strutture di socializzazione (reti e relazioni sociali) online.
Nati per comunicare e per scambiarsi opinioni e dati, i social network mettono a disposizione strumenti vecchi e nuovi che assolvono a questo scopo. In linea generale valgono tutte le indicazioni appena definite relative al comportamento in rete e nelle e-mail. Alcune peculiarità dei social network, tuttavia, possono richiedere qualche indicazione aggiuntiva:
- Come impostazione generalmente predefinita, ciò che si scrive sul profilo o sulla bacheca di un utente rimane visibile a tutti gli amici di quell’utente (e talvolta anche ai non amici). Fare attenzione, dunque, a non confondersi con lo strumento di messaggistica privata, che quasi sempre questi strumenti offrono.
- Non rispondere maleducatamente (o peggio generare flame) nello spazio pubblico di una persona o nel proprio.
- Oltre a diminuire il livello della discussione generale, comporta anche un risultato spesso offensivo o poco chiaro per chi legge. Per le diatribe personali è opportuno servirsi dei messaggi privati.
- Mantenere un comportamento rispettoso della privacy, evitando di includere negli spazi pubblici di un profilo riferimenti a terze persone che non possono intervenire a meno che questi non abbiano dato l’assenso. Non pubblicare mai foto o filmati raffiguranti persone riconoscibili non consenzienti ad apparire sul social network. Tale accorgimento vale anche per YouTube, Flickr e tutti i siti web, forum inclusi. Eventualmente, si possono adoperare tecniche di elaborazione grafica per rendere irriconoscibili eventuali facce o targhe di veicoli.
- Non iscriversi allo stesso gruppo con più nickname e/o profili (in gergo, morphing): in molti gruppi è considerato un comportamento scorretto in quanto spesso genera il sospetto che si tenti di ingannare gli altri utenti sulla propria vera identità ed è, solitamente, punito con l’eliminazione dei nickname in eccesso. Non iscriversi con un falso nome o peggio fingendosi un’altra persona realmente esistente, in quanto reato di furto d’identità, e dunque penalmente perseguibile.
- Applicare allo strumento posta, messaggi (o altri con denominazione simile ma identico funzionamento), le indicazioni viste per l’e-mail. Anche se possono sembrare simili a chat, queste applicazioni sono in realtà identiche alla posta privata, e quindi valgono per esse le indicazioni sull’uso delle emoticon e su tutti gli argomenti suddetti.
- Utilizzare con parsimonia il servizio di tagging messo a disposizione di alcuni siti, evitare di effettuare un tag di una persona senza il consenso dello stesso in note, foto, video.
- Evitare di effettuare tag pubblicitari su foto o video senza il consenso dell’interessato.
- Evitare di pubblicare uno stesso post su tante pagine o su tanti gruppi per rimarcare le proprie idee.
- Evitare la pubblicazione di foto o video in cui una persona appare particolarmente male o è ritratta in un momento imbarazzante; potrebbe risultare offensivo e avere ripercussioni sulla sua vita sociale, professionale e familiare.
- Taggare sempre gli amici sulle foto o video che li ritraggono. In tal modo loro vengono a conoscenza della loro pubblicazione e possono richiederti di rimuoverle. Non pubblicare foto o video di persone non iscritte al social network senza il loro consenso.
- Inviare richieste e inviti a eventi, gruppi, giochi, applicazioni e altro solo alle persone che ritieni realmente interessate e non a tutti gli amici o ad amici presi a caso.
- Evitare di pubblicare in bacheca messaggi d’interesse unicamente privato (es. “vado a bere il caffè” o “vado a fare la spesa”) perché occuperebbero spazio inutile nelle bacheche degli amici.
- Se trovi un post interessante e lo vuoi pubblicare sulla tua bacheca, condividilo in modo che si possa risalire alla fonte oppure cita la fonte stessa. Non usare il copia/incolla facendo intendere che il post sia tuo.
Fonte: Wikipedia
Chiara, Letizia e Mariagrazia detta Mary sono compagne di scuola e grandi amiche. Le tre ragazze sono anche accomunate da un altro dettaglio: la dimensione oversize, che le rende oggetto di insulti da parte dei “normotaglia”, quali “balene” e “chiattone”.
Fonte: MyMovies
La storia del piccolo Auggie che, nato con una rara malattia, dovrà affrontare il mondo della scuola per la prima volta. Come sarà accettato da compagni e insegnanti?
Fonte: MyMovies
Bullied to Death è un film del 2016 scritto e diretto da Giovanni Coda.
Il film, girato in Italia e recitato in lingua inglese, è stato presentato dal regista e proiettato in anteprima nazionale all’edizione 2016 del Torino GLBT Film Festival. Il film è il secondo episodio della trilogia sulla violenza di genere iniziata dal regista con il film Il rosa nudo.
Fonte: Wikipedia
«La mia vita è finita». Cosa può succedere di così grave, nella vita di una ragazza adolescente, per pensare una frase del genere?
Si è uccisa per sfuggire alla sua nuova reputazione. Nel paesino in cui viveva con la sua famiglia, Saratoga in California, era praticamente impossibile sfuggire alla fama di ragazza facile che le aveva dipinto addosso il branco di ragazzini, che lei considerava amici.
I tre ragazzini che l’hanno violentata e filmata sono stati processati e ritenuti colpevoli, ma poiché minorenni hanno dovuto scontare una pena ridicola: due di loro hanno dovuto scontare 30 giorni di detenzione, a rate nel weekend, facendo lavori socialmente utili (pulire i giardinetti, raccogliere i rifiuti, cose del genere). Uno ha dovuto scontarne 45 di fila, ai domiciliari. Nel documentario i ragazzi confessano quello che hanno fatto: si sente solo la voce, le sembianze sono rese irriconoscibili per proteggere la loro identità.
Dalle loro parole incerte trapela la vergogna, ma si intuisce che la cosa gli è sfuggita di mano. Non si sono resi conto della violenza che hanno inflitto alla loro amica e non immaginavano conseguenze così drammatiche. Sentendo le loro “confessioni” vorresti piangere di rabbia e disperazione.
C’è anche chi, dopo aver subito una violenza come questa, è riuscita a reagire. O meglio a sopravvivere. Daisy Coleman aveva 14 anni quando alcuni amici di suo fratello, poco più grandi di lei, una sera l’hanno fatta bere un po’ troppo, fino a ridurla a uno stato di semi incoscienza. Dopodiché uno di loro l’ha violentata. Finita la “festa”, l’ha riaccompagnata in macchina fino a casa. Per la precisione davanti a casa, lasciandola distesa per terra, sull’erba, al gelo: quella notte la temperatura è scesa sotto zero. L’indomani i suoi famigliari l’hanno trovata in fin di vita, con un principio di assideramento. Daisy è riuscita a sopravvivere, ma il trauma ha scavato un buco nero dentro di lei.
Nel documentario, che percorre alcuni mesi nell’arco della vita di Daisy, si vede questa bella ragazza bionda dagli occhi tristi diventare sempre più cupa, tingersi i capelli di nero, rasarsi le tempie, truccarsi di scuro come se volesse nascondersi dietro una maschera dark, scarabocchiare disegni angoscianti sul foglio bianco, trasformarsi in un’altra persona. Ha provato a suicidarsi varie volte, senza mai riuscirci.
Daisy oggi è tornata a vivere e a sorridere, ma porterà sempre addosso la cicatrice di ciò che ha subito. È riuscita a uscire dal suo personale baratro col supporto di un gruppo di aiuto, composto da altre donne che, come lei, hanno subito una violenza sessuale e un’umiliazione che dal privato è sconfinata nel dominio pubblico, trasformandole da vittime innocenti a bersagli del giudizio altrui. Facendole sentire giudicate per una crudele aggressione fisica e psicologica, che loro malgrado hanno dovuto subire e che le ha segnate per sempre.
Molte di loro si sono esposte, hanno raccontato la loro storia, facendosi portavoce di tutte le donne che non sono riuscite a trovare la voce. Per dare anche a loro la speranza e la forza di reagire. Per aumentare la consapevolezza e fermare la violenza.
Fonte: Cosmopolitan
A Girl Like Her, non è un vero film, non è un vero documentario, è ciò che vine definito Mockumentary (..) una fiction in stile documentario per raccontare un fatto realmente accaduto in maniera reale. Proprio come in questo caso. Questa è la storia della liceale Jessica Burns che tenta il suicidio ingerendo farmaci dei genitori. Ma perchè? Quale disagio ha? Quali sono le conseguenze?
Brian è il migliore amico di Jess, per il compleanno le regala una spilla contenente una piccola videocamera. Vuole aiutare l’amica registrando quello che le accade ogni giorno a scuola. Nella storia quindi, non vedremo quasi mai Jess, vedremo esattamente quello che vede lei, come se noi fossimo lei. Sei mesi di dvd che registrano ogni giorno della ragazza che vengono consegnati alla troupe del documentario.
Da una parte iniziamo a vedere le interviste agli insegnanti che a volte non si rendono conto di ciò che accade. A volte si girano dall’altra parte. Non hanno il potere o il sostegno per impedire determinate situazioni. Intanto i genitori di Jess vogliono vederci chiaro sul gesto della figlia. Iniziamo così ad osservare le immagini delle registrazioni della sua camera. Ogni giorno jess viene vessata.
Avery Keller è la ” Popular Girl” che guida il gruppo contro Jess. Una volta erano migliori amiche ma da un anno non si sono più parlate. Parolacce, umiliazioni continue, furti, messaggi, offese sui social network quotidianamente. Spingono Jess in se stessa e ad isolarsi. I messaggi son forti e con pesanti offese.
Pensate di aver trovato la cattiva? Non è così semplice. Avery viene intervistata e seguita a casa dalla troupe per alcuni giorni. Sappiamo bene che è crudele e meschina, pensiamo ok c’è un buono e un cattivo. Poi vedendola a casa, scopriamo che è una ragazza come tante, con sogni, problemi, una famiglia che la soffoca. Una madre incapace di seguire i propri figli, che li umilia. Allora mi scatta un pensiero: sembra tutto semplice, bianco e nero… invece no… sono sfumature. Avery è a sua volta vittima. Questo non giustifica quello che fa a Jess, ma sicuramente ci fa capire la complessità dei rapporti, dei ragazzi in generale delle nuove generazioni.
Fonte: Come piace a voi
Cyberbully è un film televisivo britannico che è stato mandato in prima visione su Channel 4 il 15 gennaio 2015. L’attrice del docu-thriller è Maisie Williams che interpreta una tipica adolescente, Casey, che vive la sua vita online e viene apparentemente accusata di cyberbullismo da un anonimo colpevole. Il film è stato scritto da Ben Chanan e David Lobatto.
Il film è interamente girato nella stanza di Casey e avviene in tempo reale.
L’hacker le mostra di nuovo tutta la sua attività precedente sotto il nome di “Gioventù Cronica” e le spiega come le sue azioni costituiscano bullismo informatico, rivelandole che aveva pubblicato il commento crudele su di lei dall’account di Nathan. Casey cerca di giustificare le sue azioni definendole completamente normali per un adolescente, ma l’hacker le rigetta come semplici scuse. Attraverso una serie di video e screen-grabs, l’hacker racconta a Casey la storia di Jennifer Li, una cantante il cui Vine ha subito molte prese in giro a seguito di un singolo e crudele commento che Casey aveva fatto sul suo conto. Jennifer ha infine pubblicato un video in cui ha raccontato la storia del suo abuso e, poco dopo, si è suicidata. Credendo che l’hacker sia il padre o la madre di Jennifer, Casey manifesta espressamente il rimorso per quello che è successo, ma l’hacker nega di essere in qualche modo legato a Jennifer e invece chiede che Casey soddisfi le proprie pretese, ammettere di essere una cyberbullo, confessare di essere stata la causa scatenante nella morte di Jennifer e di scusarsi pubblicamente. Casey lo fa, ma l’hacker crede che la ragazza non sia sincera e annuncia che caricherà le foto di Casey a prescindere, oltre ad alcune fotografie nude di Megan. Inoltre, la costringe a scegliere tra suicidarsi abusando dei suoi antidepressivi o vivere con la vergogna che seguirebbe inevitabilmente all’esposizione delle sue foto e la perdita della sua migliore amica.
Sconfitta, Casey si prepara ad ingerire le pillole, quando nota che l’hacker esprime divertimento scrivendo “har har har” e si rende conto che lo stile di scrittura corrisponde a quello del più aggressivo hater di Jennifer Li, “Steerpike_84”, che ha spinto molti altri al suicidio. In quel momento, il padre di Casey si avvicina alla porta con un messaggio di Megan, che ha dedotto che la recente attività di Casey non è sua. Casey vomita le pillole che ha già preso e quando l’hacker cerca nuovamente di minacciarla, Casey nota che l’hacker fa molti errori di battitura, e capisce che la sua sicurezza sta vacillando. La ragazza dice all’hacker di andare avanti e inviare le foto se lo desidera perché non può fare nulla per controllare le azioni o le emozioni della sua famiglia, dei suoi amici o della sua vita reale, prima di andare verso la porta per chiamare Megan. Sconfitto, l’hacker la supplica di restare, offrendo di rivelare la sua vera identità. Casey torna semplicemente al computer, guarda dritto nella webcam e dice all’hacker che la sua identità non le importa, perché quando smetterà di parlare con lui, lui diventerà nulla. Chiude il computer sconfiggendo definitivamente l’hacker. Distrutta per la dura prova di un’ora che ha appena attraversato, Casey apre la porta della sua camera, crollando a terra in lacrime e chiamando il padre, che corre da lei.
Fonte: Wikipedia
Disconnect è un film del 2012 diretto da Henry Alex Rubin.
Il film è stato presentato fuori concorso durante la 69ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e tratta di diverse storie di persone che si intrecciano, legate dal filo conduttore di internet.
Due ragazzi, Jason e il suo amico Frye, impersonano una ragazza di nome “Jessica Rhony” su Facebook Messenger e convincono l’adolescente Ben, figlio di Rich, un avvocato della stazione televisiva in cui Nina lavora, a inviare una sua foto di nudo. I ragazzi la distribuiscono ai compagni di classe e l’immagine circola a quasi tutti nella classe. Ben è così imbarazzato da questo cyberbullismo che tenta il suicidio impiccandosi e finisce in coma. Rich cerca ostinatamente i social media di Ben, cercando risposte e inizia a chattare con “Jessica”. Jason fa visita a Ben in ospedale, dove incontra Rich, che si fa falsamente chiamare Mike. Il padre di Jason scopre cosa hanno fatto Jason e Frye ed è furioso ma protegge suo figlio cancellando le prove sull’iPad di Frye. Più tardi, Rich scopre l’identità di “Jessica” e con rabbia va a casa di Jason, il che si traduce in un alterco fisico con suo padre. Jason tenta di intervenire e Rich lo colpisce con una mazza da hockey. La lotta termina quando il padre di Jason colpisce Rich, che cade a terra.
Una giovane coppia di sposi, Derek e Cindy, sono ancora devastati a causa di una tragedia avvenuta due anni prima: la morte del loro unico figlio di SIDS. Cindy non può smettere di piangere e Derek non può parlare della loro perdita o gestire i suoi sentimenti. Un giorno, la coppia scopre che la loro carta di credito è stata rubata online. Assumono il detective privato Mike, il padre di Jason, per trovare il ladro; dopo aver scoperto che Cindy ha chattato regolarmente su un sito Web di un gruppo di supporto, Mike determina chi è il ladro di identità. Cindy e Derek inseguono il sospettato, Stephen Schumacher, seguendolo e persino irrompendo nella sua casa per prove. Poco prima che Derek abbia intenzione di affrontarlo alla porta di casa, Mike chiama per dirgli che Schumacher non è il loro uomo e che anche Schumacher è stato vittima del ladro. Schumacher, che ha notato Cindy e Derek che lo perseguitano, li affronta nella loro auto con un fucile; tuttavia, Derek, un ex marine, lo disarma e lo costringe a tornare a casa sua.
Fonte: Wikipedia
La rete non dimentica è un film del 2012 diretto da John Stimpson e prodotto negli Stati Uniti. Il film è di genere thriller, la protagonista è una giovane ragazza, Dina, che finisce vittima del bullismo a scuola e che ricorrerà ad un gesto estremo perché troppo ferita. Sua madre si mette allora sulle tracce del responsabile, incapace di superare la tragedia della figlia.
Il titolo originale è Sexting in Suburbia, il titolo in italiano riprende la tematica principale ma non si tratta di una traduzione letterale.
Dina è una studentessa alle prese con il primo fidanzato importante, indecisa se concedersi a lui per la prima volta o se invece aspettare. La giovane finisce per inviargli una foto intima e resta sconvolta quando recandosi il giorno dopo a scuola, scopre che anche gli altri compagni l’hanno vista.(…)
Il giorno dopo a scuola Dina si accorge che i suoi compagni ridono di lei, tutti hanno infatti ricevuto quella stessa foto. La ragazza è sconvolta e triste e si toglie la vita. Sua madre Rachel è disperata, oltre Dina, infatti, non c’è nessuno nella sua vita, perché il padre della ragazza è scomparso e la giovane portava il cognome della mamma.
Rachel non si da pace e comincia ad indagare, fa molte domande a Marc, il quale le dice di non aver girato quella foto a nessuno. Durante le indagini, Rachel riceve una serie di lettere di minaccia in cui le si intima di lasciar perdere pena gravissime ritorsioni.
Rachel decide di non fermarsi e viene a sapere che in realtà una persona aveva avuto accesso alla foto incriminata, è Skylar, la compagna con cui Marc ha avuto una storia all’insaputa di Dina. Ma non è stata nemmeno Skylar a condividere la foto, bensì sua madre Patricia.
Ma perché questo gesto? Lo scopo della donna era screditare Dina, in lizza per una borsa di studio e in competizione per questa proprio con la sua Skylar.
Fonte: Pianeta Donna
Cyberbully (traducibile in italiano come “ciberbullo”) è un film per la televisione del 2011 diretto da Charles Binamé, mandato in onda per la prima volta il 17 luglio 2011 dalla ABC Family. La ABC Family ha lavorato con la rivista Seventeen per fare il film sperando di cominciare a far riflettere sulla gravità del bullismo e cercando di cancellarlo.(…)
Taylor diventa membro di un sito di social network, Cliquester (allusione ad Ask.fm, sul quale si sono verificati numerosi casi di cyberbullismo e suicidi conseguenti), dove presto diventa vittima di cyberbullismo: ciò che prosegue quando Eric, arrabbiato perché la sorella non gli ha lasciato usare il portatile, entra nell’account di Taylor, hackerandolo, e invia un messaggio diffamatorio su sua sorella; così gli studenti della scuola cominciano ad insultare Taylor e lei comincia ad aver paura di affrontare le sue amiche a scuola.
Taylor conosce on-line anche un ragazzo di nome James Petitious e pensa semplicemente che sia un tipo carino. Presto, però, comincia a girare online la voce che Taylor sia andata a letto con lui e gli abbia attaccato una malattia venerea: i compagni di scuola di Taylor credono alla notizia e comincia un duro bullismo per cui nei giorni che seguono Taylor viene etichettata come “donna facile” e “sgualdrina”, Cheyenne e Samantha non vogliono più starle vicine, Scott ritira il proprio invito al ballo, Lindsey crea un video in cui insulta Taylor con il nome di “sgualdrina”, pompando la notizia letta, e lo diffonde online.
Taylor arriva a un punto di rottura e non ritorno, quindi posta un video online dicendo che non può più vivere con se stessa, che si odia alla fine e che è costretta a farla finita. Samantha, però, vede il video, chiama allarmata la madre, ed insieme le due corrono a casa di Taylor, che sta aprendo un barattolo di pillole che vuole inghiottire per suicidarsi: Taylor che ha già assunto dei farmaci è mandata subito in ospedale, e sua madre, ancora sotto shock per la reazione della figlia, cerca di fare qualcosa parlando sia con il preside della scuola, sia, invano, con degli avvocati, al fine di far approvare una legge che impedisca il cyberbullismo in modo da evitare che anche altri ragazzi ne siano vittime come Taylor (nel discorso della donna è menzionata la storia di Megan Meier, che vittima di cyberbullismo si suicidò e a cui è ispirata la trama del film). Successivamente, la madre suggerisce a Taylor di andare in un gruppo di sostegno, perché ha bisogno di aiuto e non può più negarlo: frequenta il gruppo anche Caleb, un compagno di classe di Taylor, che sta attraversando il suo stesso problema essendo gay, più altri ragazzi ognuno con un problema per cui è bersagliato a scuola: così Taylor pian piano riesce a riprendersi e gestire meglio questa sua situazione, e dal dottore che gestisce il gruppo apprende dei mezzi possibili per contrastare il cyberbullismo.
Intanto Samantha, sconvolta dalla fine che stava per fare Taylor, fa a questa una confessione: chi ha creato il profilo di “James” e ha pubblicato quel falso video su di Taylor è stata lei, sia per gelosia verso Scott, sia per “proteggere” Taylor da lui ed evitare che Scott lasciasse Taylor come era accaduto a Samantha; ancora scossa, peraltro, Samantha torna a casa e scopre che lei stessa ora è vittima di cyberbullismo, chiamata “bugiarda” e “cicciona” (quindi forse i compagni di scuola connessi al social network hanno scoperto la calunnia di Samantha). Scopertolo, Taylor, pur non volendo ancora parlare a Samantha, le racconta del gruppo di sostegno che l’ha aiutata e, infine, la perdona riprendendo così la loro amicizia.
Un giornalista nel frattempo accoglie la richiesta di aiuto della madre di Taylor: gira un’intervista televisiva a Samantha e Taylor sull’accaduto, portando Samantha a capire e far capire la gravità del gesto di lei, che è pari al bullismo che è meglio noto a tutti (insultare, picchiare…). Tornata a scuola Taylor, insieme a Samantha, Cheyenne, Caleb e Scott, rimproverano aspramente Lindsay per la sua abitudine di insultare la gente online e quindi di essere una cyberbulla, dopodiché la vita torna alla normalità.
Fonte: Wikipedia
Più di 5 milioni di bambini hanno subito violenze dai bulli della scuole americane. Sull’autobus, tra le mura scolastiche, nei messaggi sul cellulare, l’arroganza del bullismo sfrutta tutte le vie di comunicazione a disposizione.
Bully è il primo documentario americano che cerca di dare voce a coloro che subiscono ma stanno in silenzio e portano dentro la rabbia del sopruso. Le riprese seguono alcuni studenti durante il primo giorno di scuola che, per chi è vittima del bullismo, non è una giornata di eccitazione ed entusiasmo ma è un momento di paura e remissione.
Il documentario è stato scritto e realizzato dal filmaker Lee Hirsch, conosciuto soprattutto per essere il fondatore delle Local Voices for Obama Project, una serie di contributi finalizzati alla diffusione dei problemi sociali delle piccole realtà americane.
Fonte: MyMovies
Come molte sue coetanee, prese di mira sui social network, Carolina non riesce più a sopportare quella pressione psicologica. Prima di lanciarsi nel vuoto scrive poco righe: “Le parole fanno più male delle botte. Ma a voi non fanno male? Siete così insensibili?”. Ecco la sua storia, raccontata da Pablo Trincia e Alice Martinelli. Le interviste agli amici, al padre, ai protagonisti degli insulti e le ricostruzioni filmate di Announo.
Questo cortometraggio è un progetto di tesi magistrale in Comunicazione Multimediale e Tecnologie dell’Informazione – Università degli studi di Udine. Nasce dalla mia passione per il video making e la grafica e animazione 3D e si sviluppa attorno al tema del cyberbullismo per via della mia volontà di riuscire a spiegare ai cyberbulli, ma anche al pubblico attivo (coloro che condividono e mettono like ai contenuti di un cyberbullo alimentando la sofferenza della vittima in maniera esponenziale), che le loro azioni li rendono dei veri e propri cyberkiller rovinando le vite altrui.
Il bullismo ha luogo non solo in classe o in cortile, ma anche online! Inoltre Internet non dimentica, quindi rifletti con attenzione su cosa svelare di te o di altri!
Il Forum Prevenzione ha realizzato una serie di video che intendono spiegare in modo semplice e chiaro le diverse forme di violenza, tra cui fenomeni come il razzismo, il bullismo e il cyberbullismo.
Il cyberbullismo è un grave problema in cui possono incorrere gli adolescenti di oggi tramite un uso non completamente consapevole dei social network cui Save the Children sta dedicando particolare attenzione. Il filmato è solo un estratto di un progetto interattivo più complesso dedicato alle scuole che prevedeva un percorso più articolato.
Quando il web diventa il tuo peggior nemico.
#dodicidue è una data. Quella in cui Alice ha deciso di raccontare la sua storia di bullismo. Un docufilm forte, veloce e senza filtri.
#dodicidue è un docufilm e un format giornalistico teatrale che racconta la storia di Alice. 3 anni di vessazioni e di attacchi da parte dei bulli. 3 anni di silenzio. 3 anni di rabbia tenuta dentro. 3 anni di musica ascoltata ininterrottamente per restare lontana dal mondo. Poi è arrivato il dodici due duemilasedici. Un incontro casuale e la vita che cambia.
Il cyberbullismo è un reato. I giovani rischiano tanto sulla strada quanto nel mondo virtuale, dove le minacce sono altrettanto reali. La polizia postale per proteggere chi usa Internet amplia la visuale del lavoro dei suoi poliziotti e si concentra soprattutto a sviluppare strategie di prevenzione.
I social network sono una delle cose più divertenti di internet, ma è importante utilizzarli con attenzione perché potremmo ferire gli altri. Questo video descrive alcune situazioni di cyberbullismo.
Cosa faresti se qualcuno condividesse una foto imbarazzante di qualcuno che conosci? E se ti capitasse di far arrabbiare un tuo amico perché online lo hai chiamato con una parola poco piacevole? Condivideresti qualcosa di personale che ti hanno raccontato?
Virtuale è reale e le parole hanno conseguenze.
Ricorda che il nostro modo di comportarci è fondamentale per contrastare il cyberbullismo.
Sii un buon amico, non stare in silenzio davanti al bullismo e rispetta la privacy, le tue azioni possono fare la differenza.
E ricorda, se qualcosa non ti piace o ti fa stare male, puoi sempre parlarne con un adulto..
Il video descrive gli atti di cyberbullismo: i discorsi d’odio (hate speech), le provocazioni degli hater e le altre aggressioni compiute attraverso i media. Spiega come difendersi e come usare la rete in modo consapevole e responsabile.
Simone è appena diventato una grande star del web…
Film realizzato dai ragazzi della scuola di cinema ZuccherArte di Genova sul tema del bullismo e del cyberbullismo in concorso al 47 Giffoni Film Festival.
BullisNo! campagna sociale in 4 spot per sensibilizzare le giovani generazioni sul fenomeno del bullismo.
Realizzata in collaborazione con: ACBS (Associazione contro il bullismo scolastico), Casa delle donne di Milano, Casa Pediatrica dell’Ospedale Fatebenefratelli, Centro Berne di Analisi Transazionale e numerosi sponsor tecnici.
La premiazione di Giacomo Coerezza
Il peso degli altri di Fabio Cotichelli
Fallo! di Fabio Cotichelli Il confronto di Giulia Olivieri.
Stop al bullismo e cyberbullismo con lo sport.
Siate indistruttibili, realizzate i vostri sogni. Questo in sintesi il messaggio del video di Fenice art, ideato e diretto da Francesco Cozzupoli. Realizzato in occasione della Giornata Nazionale contro il Bullismo e il Cyberbullismo, il cortometraggio si concentra sullo sport e sulla sua capacità di far emergere le energie fisiche e interiori di chi è vittima di gesti di violenza ed esclusione.
Le cifre di questo fenomeno sono davvero preoccupanti e riguardano un’ampia fascia di bambini e ragazzi. Il filmato vuole rivolgersi proprio al pubblico dei giovani in tutta la sua ampiezza e varietà, dalle ultime classi della scuola primaria fino alla secondaria di primo e secondo grado. Al tempo stesso intende parlare anche a genitori ed educatori, perché sappiano sfruttare le situazioni di debolezza e sconfitta per promuovere e stimolare una reazione consapevole e rigenerante dei loro ragazzi.
Lo spot segue le storie di alcuni giovani campioni sportivi che di fronte alla frustrazione e al rischio della depressione, hanno saputo dare una risposta forte e personale, realizzandosi attraverso le fatiche e i successi di una disciplina sportiva. Una sfida non solo fisica, ma soprattutto interiore che li ha portati ad affermare la propria personalità e originalità, uscendo dal tunnel della solitudine e degli abusi emotivi, psicologici e fisici.
“Sentivo di non essere abbastanza bravo, non all’altezza, una nullità. E tutto questo perché non corrispondevo all’idea di perfezione di qualcun altro. Mi sono sentito sempre inutile, terribilmente solo”. Il video parte da qui, da un dolore profondo e paralizzante, e racconta poi in pochi minuti il passaggio a una reazione interiore, frutto di una consapevolezza e fiducia nei propri mezzi: “Non mi sono rinchiuso. Non ho abbandonato il mio sogno. Ho reagito. Ho ripreso a credere in me stesso”.
In un suggestivo crescendo, governato da un’attenta regia, immagini e musica accompagnano questo processo di cambiamento. Parole fuori campo e riprese in slow motion seguono gli atleti nei loro allenamenti quotidiani, nei loro gesti ripetuti fino alla perfezione, nei corpi e negli sguardi illuminati dal sole e finalmente rilassati e vincenti: “Respira, stai tranquillo: tu sei il più forte”.
Lo sport, con la sua disciplina e le passioni che riesce a scatenare, può essere davvero un modo per vincere la partita contro l’emarginazione e ritrovare se stessi.
Il video di Fenice art, ideato e diretto da Francesco Cozzupoli, è un contributo artistico, delicato e profondo, alla lotta contro il bullismo e ogni forma di violenza.
Il video individua i diversi comportamenti all’origine degli episodi di bullismo, ne mostra cause e conseguenze, propone alcuni gesti concreti per contrastarli.
“Le parole hanno un peso. Ma non lo ricordiamo . Ed è questo il dramma che si nasconde dietro i messaggi di bullismo.” Tiziano Ferro apre con queste parole la puntata di Che Tempo Che Fa.
Un’inedita Luciana Littizzetto, in una lettera rivolta rivolta ai ragazzi di oggi.
Referente bullismo e cyberbullismo | |
Nominativo | Ruolo |
Giuseppina Leone | Docente di Lettere |
Referenti bullismo e cyberbullismo | ||
Referente | Competenza | Ruolo |
Livia Maria Geraci | Alunni della sede di C.da Muti | Docente di Storia e Filosofia |
Giuseppina Leone | Alunni della sede di C.da Cannamelata | Docente di Lettere |
Quadro riassuntivo delle attività | |||
Data | Luogo | Attività | Ente organizzatore |
13/20.02.2019 | Sedi dell’Istituto | Mai più un banco vuoto | L’Istituto |
20.12.2018 | Sede di C.da Muti | Bullismo, cyberbullismo, droghe, anoressia | L’Istituto |
Circolari di riferimento
Circolare n. 170 – “Mai più un banco vuoto”
Circolare n. 116 – Incontro su tematiche sociali